Ripa Teatina: Il sindaco propone il taglio di una facoltà di Medicina in Abruzzo
«Riduciamo ad una le facoltà di Medicina in Abruzzo per un reale risparmio sulla spesa sanitaria»: la proposta-provocazione del sindaco di Ripa Teatina, Mauro Petrucci
Ripa Teatina, 18 novembre 2008
Il sindaco di Ripa Teatina, Mauro Petrucci, nel riflettere sui problemi in merito alla spesa sanitaria in Abruzzo, ha formulato una proposta per realizzare un consistente risparmio: il taglio di una facoltà di Medicina e Chirurgia e la relativa riorganizzazione dei reparti.
«In questi giorni di campagna elettorale – spiega il dott. Petrucci, medico di medicina generale – tutti parlano di programmi e danno suggerimenti e ricette per risollevare le sorti economiche della nostra regione, in generale, e della Sanità in particolare. La maggior parte sono ovvie e condivisibili ed anche se proposte dagli opposti schieramenti, tranne piccole differenze, sono spesso sovrapponibili. E non potrebbe essere diversamente visto il punto di non ritorno in cui ci ha portato chi ha governato negli ultimi quindici anni.
Non voglio, pertanto, entrare nel merito. Il rischio è di essere ovvio e ripetitivo. Ma sento la necessità di mettere sul tavolo della discussione un argomento che ritengo molto importante, anche se “forte” e sicuramente dirompente.
Nel 1971 vi fu la liberalizzazione dell’accesso alle facoltà universitarie. Ciò determinò un boom di iscrizioni alle facoltà mediche. A Chieti, nella facoltà di medicina dell’ancora “Libera Università degli Studi”, le matricole passarono da meno di cinquanta dell’anno prima, a più di cinquecento, e questo andamento, con punte anche più alte, proseguì fino all’istituzione del numero chiuso. A poco più di cento chilometri, all’Aquila, si verificava analogo fenomeno.
Per molti anni, in strutture fatiscenti e sotto la guida di pochi, ma qualificati docenti, furono formati molti bravi ed affermati professionisti. Successivamente la programmazione ha previsto che il numero dei nuovi iscritti nei due atenei dovesse essere di circa duecento studenti. Le due facoltà insieme, che nel frattempo avevano visto un notevolissimo aumento di docenti, di istituti, reparti, dipartimenti, centri e strutture molto spesso anche doppie, se non triple, però formavano meno della metà di studenti di prima.
Questo fenomeno, a sentire anche molti studenti ed addetti ai lavori, non ha tuttavia prodotto un conseguente e prevedile significativo miglioramento del percorso formativo, soprattutto del “saper fare” e del “saper essere”. Infatti, proprio nel triennio clinico, dove la formazione dovrebbe avvenire in ospedale ed a contatto con i malati, pur avendo visto un notevole proliferare di reparti, dipartimenti e strutture, non si è avuto quel salto di qualità rispetto al passato. Al contrario, si è determinato un aumento notevole della spesa sanitaria, per erogare prestazioni e cure che, se fossero a carico di reparti ospedalieri o del territorio e non universitari, avrebbero dei costi sensibilmente inferiori.
Troppo spesso i reparti universitari, che dovrebbero praticare medicina d’avanguardia e ad alta tecnologia, si trovano ad essere concorrenti nell’erogare cure e prestazioni che, ormai consolidate e routinarie, dovrebbero essere appannaggio di strutture di livello inferiore con costi di gestione molto più bassi.
Quanto sopra esposto, molto sinteticamente, meriterebbe sicuramente un dibattito più ampio ed articolato ma che ci porterebbe, comunque, a farci delle domande: certo è giusto riprogrammare e riqualificare l’attuale rete ospedaliera, ma prima di privare le zone interne di questi presidi, non sarebbe opportuno riflettere sulla opportunità di inserire in questo piano anche i reparti universitari? E’ il caso di continuare ad avere ancora due facoltà di medicina? L’Abruzzo ne ha veramente bisogno? È un lusso che possiamo ancora permetterci? Non sarebbe giusto inserire nel programma di ristrutturazione del sistema sanitario abruzzese anche questo punto?
Molti obietteranno che è impossibile ed inattuabile. Dove andrebbero i docenti ed i baroni in esubero? Come se la loro dignità e la salvaguardia dei loro privilegi fosse più importante ed inalienabile rispetto a quella di tanti lavoratori, sicuramente più deboli, fragili, difficilmente ricollocabili e che hanno visto e vedranno sempre di più nei prossimi mesi, a causa dell’ ormai certa recessione, perdere il posto di lavoro.
Non potrebbe essere questa l’occasione, visto che si ricomincia a parlare di Università in termini di qualità e competitività, per riaccorpare le due facoltà e fare una bella e seria selezione dei docenti?
Qualcuno potrebbe cercare di etichettare politicamente questa provocazione-proposta ma essa nasce solo da considerazioni di carattere oggettivo e di opportunità. Molti di noi si erano abituati ad avere un tenore di vita alto, permettendosi auto sportive, case al mare, bei vestiti, vacanze, ecc. ma i tempi stanno cambiando velocemente e molte cose non possiamo permettercele più, e si è costretti a fare di necessità virtù.
La discussione è aperta e passo la parola ai candidati alla prossima competizione elettorale».
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