“Gli statuti comunali del 1511 di Villamagna esempio di civiltà e di senso civico ante litteram”: ieri sera il sen. Enzo Bianco ha presentato il libro sul paese edito da TinariVillamagna, 4 luglio 2007
Si è svolta nell’incantevole cornice della corte dell’antico palazzo arcivescovile di Villamagna, in piazza Europa, belvedere che s’affaccia contemporaneamente sul mare, sul Gran Sasso e la Majella, la presentazione, ieri sera, del libro I Capitoli Municipali dell’Università di Villamayna, che costituiscono il primo statuto comunale della cittadina, compilato nel XVI secolo, grazie all’attivismo dell’arcivescovo Gian Pietro Carafa, che sarà poi eletto papa con il nome di Paolo che li rese esecutivi nel 1511. I preziosi documenti sono stati recuperati e pubblicati dalla casa editrice Tinari, per conto del Comune.
La pubblicazione, con la pregevole prefazione di mons. Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto e per questo successore del Carafa, di cui il presule traccia un ritratto storico-politico particolarmente ricco e i saggi critici di numerosi docenti universitari, è stata presentata dal sen. Enzo Bianco, presidente della Commissione Permanente Affari Costituzionali del Senato, e dalla prof.ssa Eide Spedicato Iengo, con la partecipazione del presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, del presidente della Provincia, Tommaso Coletti, del senatore Giovanni Legnini e del prefetto Aldo Vaccaro, oltre ai sindaci dell’Unione dei Comuni delle Colline Teatine, di cui Villamagna fa parte.
Il sen. Bianco, ricordando le origini abruzzesi della sua consorte e per questo il suo attaccamento alla nostra regione, ha tracciato un profilo dei “Capitoli municipali” come un «esempio di civiltà e di senso civico ante litteram: l’attenzione che si presta a molti aspetti del vivere quotidiano e della convivenza civile risultano ancora modernissimi, pur nella differenza delle situazioni storiche. L’attuale società dovrebbe recuperare un forte attaccamento ai valori civici e tornare ad essere portatori di una responsabilità dei singoli, che ormai manca del tutto. Riportare alla luce una tale opera non è solo un motivo di recupero della memoria, ma anche una riflessione sull’importanza del senso civico, che già nel XVI secolo, in un contesto non certo democratico, era molto sentito».
Nei “Capitoli” sono rintracciabili usi e costumi della società dell’epoca, nonché connotazioni paesaggistiche e linguistiche che ci appaiono di incredibile freschezza e vicinanza, dato il loro persistere nel nostro attuale quotidiano. Scorrendo, infatti, le pagine di questo volume, compiendo un viaggio indietro nel tempo di cinquecento anni, salta immediatamente agli occhi quanto i minuziosi dettami che cercavano di garantire una vita ordinata all’interno di quella società, fossero allora e siano ancora ai nostri giorni uno strumento imprescindibile per regolare la convivenza fra i soggetti umani. Tra i capitoli dello Statuto del 1511 si possono ravvisare prescrizioni di natura igienico-sanitaria, vedasi quelle relative alla vendita del pesce o della carne o, ancora, alla cura estrema che si doveva all’acqua, ma anche di ordine etico-morale nell’onestà che veniva richiesta ai commercianti, e civile, nel dovere di occuparsi della pulizia dei fossi di scolo, delle piazze e delle strade che ogni cittadino era tenuto a compiere.
«Forse è proprio questo senso civico – ha concluso il sindaco, Paolo Nicolò, riecheggiando le parole del sen. Bianco – che dovremmo recuperare, considerando che la cosa pubblica, lungi dall’essere di nessuno, è, invece, bene e responsabilità di tutti. Vivere in una comunità, significa anche vivere per la comunità. A volte presi dalla nostra superbia dimentichiamo che ciò che siamo e che abbiamo viene dall’esperienza di coloro che ci hanno preceduto e che ciò che viviamo, in modo diverso nella forma, ma non nella sostanza, è stato vissuto da altri uomini prima di noi. E’ nell’ottica della conservazione della nostra memoria storica che a questa pubblicazione ne seguiranno altre che ci condurranno alla riscoperta della nostra identità storica, sociale e culturale, attraverso la conoscenza del nostro passato».